allora... rieccomi. No, mettete giù i fucili, per favore. Non fatemi del male, sono una bambina buona e gentile, me lo dicono sempre tutti, anche la signora dell'est (non so se è Polacca o Ucraina o anche Rumena, per cui la chiamo la Badante dell'Est nella mia testa) che si occupa della signora Bianca che abita al quarto piano me lo dice sempre, quando le tengo aperto il portone mentre combatte con i sacchi dell'immondizia. E anche il nuovo inquilino del primo piano. Per cui, non ammazzatemi prima ancora di cominciare XD
vi mancherei, lo so.
Per cui, finiamo il preambolo e dedichiamoci alla nuova-vecchia storia.
Taaanto tempo fa (ohibò, ormai cinque anni!) mi venne l'insana idea di scrivere una fanfiction introducendo in quel di Forks quello che era un mio vecchio personaggio in un gioco di ruolo. Nacque così L'ospite. Anche il titolo fu una cosa dibattuta ('ospite' perché Laguna è ospite dei Cullen? 'Ospite' per il demone che ospita? Bho! Ai posteri l'ardua sentenza).
Meno tempo fa, ebbi la geniale idea di chiedere una recensione per la mia adorata boiata. Vavi, santa martire, si sciroppò tutta d'un botto la storia, esprimendo il suo parere (che trovate in Taverna, se ne avete voglia), facendomi notare i punti deboli di una storia scritta con una certa fretta e voglia di compiacere il pubblico, ricordandomi, senza però dirlo, che la storia deve prima compiacere l'autore, e che il pubblico può anche non necessariamente apprezzare.
Per cui, ho deciso di riscriverla.
Sostanzialmente, i fatti principali sono quelli, per cui niente di nuovo sotto il sole. Ma qualche novità ce la mettiamo, sennò che sfizio c'è?
Quindi, allacciate le cinture.
La Rosa Nera ritorna.
ATTENZIONE: che abbiate o meno letto la prima versione non importa. Tenete conto però che questa storia qui segue direttamente The Truth Beneath the Rose (in questa stessa sezione), per cui, anche se quella non è finita, do per scontato che si conoscano tutti i fatti. Ci tengo a precisarlo. Al Boss, che si depila la lingua.
E non lo stomaco.
Danke.The Black Rose1 Before I'm dead
Epochs fly, reminds me
What I hide, reminds me
The desert skies
Cracks the spies
Reminds me what I never tried
The ocean wide salted red
Reminds me what to do before I’m...
To see you
To touch you
To feel you
To tell you...
(Kidney Thieves – Before I’m dead)
La pioggia era una costante della non poi tanto ridente, a questo punto, cittadina di Forks. E dire che lei lo sapeva! Con tutte le e-mail che i ragazzi le avevano mandato a tal proposito, qualcosa in quella sua testaccia dura sarebbe dovuto entrare. Ma si era dimenticata (cosa non facile, per lei, dimenticare qualcosa) del piccolo dettaglio climatico dell’ultimo indirizzo conosciuto dei Cullen, come sempre, del resto. Aveva registrato vagamente i cambi di indirizzo, nell’ultima decina d’anni, senza realmente prestarvi troppa attenzione: a che serviva? Tanto, nemmeno sarebbe andata a trovarli. Nemmeno avrebbe avuto il tempo di farlo. Nemmeno avrebbe avuto il coraggio di rivederli.
Di rivedere Edward.
Ma, adesso, quel tempo aveva per forza dovuto trovarlo. Non poteva non trovarlo.
Si strinse meglio il vecchio mantello scuro mentre correva tra la fitta vegetazione che circondava la cittadina, diretta all’ultimo indirizzo che Carlisle le aveva fornito insieme alle solite dettagliate spiegazioni per raggiungerlo. E, infatti, in poco tempo, eccola nei pressi dell’enorme villa bianca. Rallentò quando fu abbastanza vicina, abbastanza da essere intercettata da un ragazzotto che puzzava di cane bagnato.
Oh Cristo, non dirmi che si son presi i cani da guardia!, pensò, fermandosi a qualche metro da lui.
“Chi sei?” quasi ruggì il ragazzo, con aria che voleva essere minacciosa. Per tutta risposta, lei sospirò.
“Potresti essere tanto gentile da chiamare qualcuno dei Cullen, per favore?” chiese, senza rispondere alla domanda del ragazzo.
“Ti ho chiesto chi sei!” insisté il ragazzo, senza muoversi di un centimetro, ma, anzi, insistendo con l’aria minacciosa e cominciando a tremare.
“Senti, ragazzino, ho chiesto
per favore, e non è una cosa che faccio spesso...”
“Sei una di loro?” ruggì lui, interrompendola.
“Di...
chi?” chiese lei, stupendosi che, nel frattempo, nessuno fosse ancora uscito di casa a vedere cosa diamine stesse succendendo. Sentiva l’odore di quasi tutti loro, e anche qualcuno nuovo e... era un cuore, quello?
“Quei dannati avvoltoi italiani, ecco chi!” sbottò il ragazzo.
Avvoltoi italiani? Ah, certo..., rifletté lei, abbassando il cappuccio del mantello scuro, mentre la pioggia diminuiva, limitandosi ora a qualche goccia sparsa.
“Ragazzino, direi che c’è un equivoco...”
“Jacob, rilassati. Lei è dei nostri.” Intervenne la voce di Emmett, che si stava avvicinando.
“Ma... è vestita come loro!” protestò Jacob, che sembrava non aver intenzione di calmarsi, ancora convinto di avere davanti qualche altro tirapiedi dei Volturi.
“Questo perché faccio parte della Guardia, ragazzino.” Rispose lei, con tono condiscendente, senza spostarsi da dove si era fermata prima. Jacob si voltò verso di lei e poi di nuovo verso Emmett, come per dirgli
‘hai visto?’
Emmett ridacchiò. “Calmati, lupastro. Te l’ho detto,
è dei nostri.” Poi, si voltò verso di lei. “Certo, però, che potevi anche venire in borghese, eh, Laguna?”
“Pft! Dettagli.” Ribatté Laguna, con un’alzata di spalle.
“Aspetta, aspetta, aspetta! Vorresti dire che... lei è... lei?” chiese Jacob, spalancando gli occhi per lo stupore. Negli ultimi giorni, all’incirca una decina, dopo una visione non meglio identificata di Alice – o, per lo meno, non meglio identificata per loro, ma ben nota alla nanerottola pestifera e a Edward – in casa non si parlava di altri che di lei. Soprattutto a beneficio di Jacob, Bella e Renesmee, gli unici a non conoscerla. Ognuno dei Cullen aveva una particolare serie di storie e aneddoti da raccontare su di lei, da quelle buffe a quelle degne di un horror. Quello che Jacob aveva, in sostanza, afferrato su di lei, su Laguna, era che era più vecchia di Carlisle – il che era già tutto dire – e aveva non una, ma due abilità extra. Se si fosse trattato di un gioco di ruolo, lei sarebbe stato il classico Power Player. Peccato, però, che nessuno avesse accennato al piccolo dettaglio che la vecchia zia, come la chiamava spesso Emmett, facesse parte della Guardia e che, quindi, non importava quanto giurasse e spergiurasse Emmett in quel momento, per Jacob Laguna puzzava di guai.
“Ragazzino, a rigor di logica io sono io, Emmett è Emmett e tu sei tu. E il Papa sta a Roma, a parte un periodo ad Avignone, ma questo non c’entra. Poi, non so che cavolate ti abbiano raccontato. Comunque, se non vi dispiace, gradirei levarmi dalla pioggia.” Ribatté Laguna, seccata, avviandosi verso la casa, superando Jacob, ancora a bocca spalancata per la rivelazione di Emmett, e lo stesso Emmett. “Sempre se sono una presenza gradita, ovvio.” Aggiunse, voltandosi verso di loro.
“Magdalena Eva Elizabeth Blake, chi diamine ti mette queste idee in testa? Certo che sei una presenza gradita!” alla voce di Esme, Laguna si voltò di nuovo verso la casa, trovando sul portico Alice, Rosalie, Jasper ed Esme, che era davanti a tutti, con le mani sui fianchi e l’aria severa di chi sta pensando a un grandioso rimprovero.
“Se mi scateni contro il cane da guardia, Es, per forza devo pensare che non mi si voglia.” Ribatté, raggiungendo la casa, e prendendosi uno scappellotto da Esme. “Ouch! Ehi, donna, guarda che, per questo, potresti finire nei guai, sai? È aggressione ad un ufficiale!” rise, schivando un secondo colpo.
“E così sei un ufficiale, quando ti fa comodo?” continuò Esme, sforzandosi di non ridere mentre cercava, ora invano, di darle un altro scappellotto.
“Se devo difendermi da te,
Cristo sì!” ribatté Laguna, cercando il modo di difendersi dall’attacco scherzoso di Esme, solo per poi venir colta di sorpresa da Alice, alle sue spalle, che sghignazzava impunemente. “Due contro uno non vale!”
“Sei. Cattiva.” La riprese Alice, sottolineando ogni parola con una ben piazzata stilettata dell’indice contro lo sterno di Laguna. Aveva smesso di sghignazzare – cosa che forse aveva fatto solo per l’essere riuscita a cogliere di sopresa la vampira – e ora la guardava seria e imbronciata. Laguna sospirò.
“Per quale motivo, adesso, sarei cattiva? Bada che ho un paio di idee...” chiese Laguna, pur sapendo che, probabilmente, Alice la reputava cattiva per i lunghi anni di silenzio.
“Ti ho
personalmente spedito un invito per il matrimonio di Edward, e non ci sei venuta!” esclamò la piccola vampira, incrociando le braccia sul petto.
“Aspetta, aspetta, aspetta! Frena, Alice! A me non è arrivato nessun invito.” Laguna scosse la testa, riflettendo sulla posta arrivatale nei mesi – o anche anni – precedenti. Nessun invito per nessun matrimonio. “Altrimenti, sai che avrei portato un frullatore con uno splendido fiocco rosa.” Scherzò. La battuta scatenò le risate di Emmett, che nel frattempo aveva raggiunto il gruppo, e Jasper, e un sogghigno poco elegante di Rosalie, riuscendo anche a far migliorare l’umore di Alice. “Dove lo hai spedito? Può essere che ero fuori...”
“A
tutti i tuoi indirizzi. Volterra inclusa. Anche a Cory e Derek non deve essere arrivato, dato che non ho avuto nessuna risposta nemmeno da loro...” rispose Alice, perplessa. Possibile che il servizio postale in Europa facesse davvero tanta pena?
Laguna sospirò. “Se l’hai mandato anche a Volterra, nessuno mi ha detto che c’era posta per me. Evidentemente, hanno trattenuto anche quello di mia sorella.” Scosse la testa. “Quando sarò di nuovo lì, dovrò fare una bella chiacchierata con Mario...”
“E adesso chi è Mario? Ti prego, dimmi che è il tuo amante! Già lo immagino: magari fa l’idraulico, e ha un bel paio di baffi!” si inserì Emmett. Di nuovo, tutti risero.
“Già, e magari ha anche un fratello che si chiama Luigi e un’ossessione per i funghi.” Ribatté Laguna. “No, Mario fa parte del personale. Si occupa della posta, sai, pagamento bollette, ritiro multe per eccesso di velocità, consegna inviti di matrimonio dei parenti... cose del genere. Oh, e ogni tanto Derek si approfitta della sua gentilezza e lo manda in tintoria.” Aggiunse, ricordando quante volte suo cognato aveva terrorizzato il povero impiegato per costringerlo a fare quel che voleva. Sfortunatamente, il povero Mario non sapeva che le minacce di Derek erano aria fritta.
“E hai anche ignorato le mie e-mail, sms, telefonate...” continuò Alice, riprendendosi.
“Ero fuori, Alice. Molto probabilmente non ho avuto il tempo di controllare...”
“Per quasi dieci anni?” la interruppe.
Laguna sospirò. “Possiamo riparlarne un’altra volta, per favore?”
“Dopo che mi avrai lasciato ispezionare i tuoi bagagli. E prego che tu non abbia ancora quell’orribile serie di magliette dei concerti dei Metallica, e soprattutto quella orrenda dei Megadeth con i bambini appesi alle corde da bucato...” Alice si sporse oltre la spalla di Laguna, verso il punto in cui la vampira era stata intercettata da Jacob, alla ricerca di valige, bauli, o almeno uno zaino. “Ehm, Lagu? Dove sono i tuoi bagagli? Perché
hai dei bagagli, vero?”
“Certo. Sono in albergo.” Rispose lei, serafica, con un’alzata di spalle.
Nel frattempo, anche Jacob, che per tutto il tempo era rimasto in disparte ad osservare la scena, raggiunse il portico. Il ragazzo continuava ad essere poco convinto dalla nuova arrivata. Per lui, quel mantello nero, nonostante tutto, significava solo guai. Per cui, continuava a guardarla corrucciato, aspettandosi che, da un momento all’altro, li attaccasse. Come potevano essere tutti così allegri e sorridenti, ridere e scherzare, dopo che i suoi compari con le stesse mantelle nere stavano per ammazzare tutti, appena qualche mese prima? E Alice l’aveva anche invitata al matrimonio, prendendosi la briga di spedire più inviti a più indirizzi per essere sicura di trovarla? Quei Cullen erano tutti pazzi.
“Che vuol dire in albergo?” chiese Rosalie, sgranando gli occhi.
“Rose, tesoro, non mi sei mai sembrata aderire allo stereotipo dell’oca bionda scema, perché cominciare adesso? Ho preso una stanza in un albergo, a Port Angeles.” Fu la risposta di Laguna. “Ho lasciato lì bagagli e auto, dato che sono di passaggio. Resto sì e no una settimana.”
“Ma perché resti sempre così poco?” protestò Emmett. “Una settimana è così... così... poco! Quanto più che hai fatto l’uccel di bosco per un decennio!”
“Em, è la dura vita di chi ha un lavoro come il mio.” Rispose Laguna. “Non si ha realmente il tempo di stare con la famiglia, si può essere chiamati in qualunque momento. E non posso rifiutare, visto che sono quei tre vecchiacci a pagarmi i conti.”
“Vuoi dire che i Volturi ti pagano?” intervenne Jacob, sorpreso. “E per fare cosa?” la squadrò da capo a piedi, prendendo nota di altezza e corporatura: possibile che quella specie di scricciolo, poco più alta di Alice e di certo non più in carne della nanerottola pestifera, avesse all’attivo davvero tutto quello che gli avevano raccontato?
“Bah, dipende. Passo dal fare la ladra all’assassina, il boia, torturare, o semplicemente avvertire. Ma di solito mi mandano a ripulire, togliere di mezzo possibili minacce, come teste calde che mettono su eserciti oppure comunità troppo numerose che possono diventare un pericolo. Quello che serve.” Concluse, con un’alzata di spalle.
“Ok. Adesso basta chiacchiere e andiamo a recuperare i tuoi bagagli!” interruppe Alice, spingendo Laguna via dal portico.
“Ehi! Guarda che io quella stanza in albergo l’ho presa per tutta la settimana!”
“Vuol dire che disdici! Sul serio, perché l’hai presa?” insisté Alice. “Torniamo subito!” aggiunse, voltandosi verso gli altri, ancora sul portico.
“Hai davvero bisogno di chiederlo?” chiese Laguna, scoccando ad Alice uno sguardo glaciale, mentre l’altra la spingeva quasi a forza nella Porsche. “Sul serio, Alice. Credi davvero che io potessi prendere e... che so, piazzarmi in casa come se niente fosse?” continuò, mentre Alice metteva in moto, allontandosi dalla casa e partendo in direzione di Port Angeles.
Erano rimaste in silenzio per qualche minuto, mentre il paesaggio sfilava veloce fuori dai finestrini.
“Non è vero che non hai mai controllato la posta, elettronica o cartacea che fosse. O sbaglio?” Alice ruppe il silenzio. Laguna non rispose. “So che hai letto tutte le mie e-mail. E anche quelle di Emmett. Sono sicura che hai cestinato senza aprirle quelle di Edward. Ma quelle di Carlisle le hai lette per forza, dato che sei riuscita a trovarci. O sbaglio?”
“Potrei essermi fatta dare l’indirizzo da Mario o uno degli altri assistenti. D’altronde, il vostro amico peloso... non guardarmi così, credi che non riconosca un licantropo dal puzzo di cane bagnato?” chiese, in risposta allo sguardo sorpreso di Alice. Non le ci era voluto molto per capire cosa fosse Jacob. “Dicevo, il vostro amico peloso, quel ragazzino, ha fatto capire che il trio delle meraviglie ha schiodato i loro sederi grinzosi da Volterra e s’è venuto a fare un giro nel Nuovo Continente. Cosa li ha attirati fino a qui? Fino a voi?” indagò. “E soprattutto, perché non dirmelo?” aggiunse, più per sé che per Alice.
“Non sai nemmeno della nostra visita a Volterra, vero?”
A quell’uscita, Laguna sobbalzò sul sedile. “Come, dove, quando e soprattutto che cazzo ci facevate a Volterra?”
Alice scosse la testa. “Davvero nessuno ti ha detto nulla?”
“No! Alice, posso?” chiese. Alice annuì. Laguna chiuse gli occhi, concentrandosi sulla mente di Alice. Per molti versi, odiava il suo potere. Odiava poter entrare nella testa della gente e scoprirne tutti i ricordi. E odiava non poter dimenticare nessuno dei propri. Sospirò, mentre nella sua testa cominciavano ad arrivare i ricordi di Alice. Nel corso degli anni, aveva fatto abbastanza pratica da essere in grado di arrivare subito a quello che voleva, soprattutto avendo dei riferimenti. Ancora meglio quando la persona che stava ‘sbirciando’ era consapevole di cosa stesse facendo e le forniva qualche indizio, magari ricordando per conto proprio. E Alice era sempre stata molto disponibile, in questo senso. Laguna si limitò a vedere quello che le serviva e che Alice le forniva, senza girarci troppo intorno.
“Tuo fratello è un idiota.” fu il suo unico commento. “Comunque, capisco perché non mi hanno detto niente riguardo le sue manie suicide. Temevano che potessi accontentarlo.”
“Sicura?” sorrise Alice. “E... hai visto anche il resto? La seconda visita?” chiese.
“Sì”, sospirò Laguna. “Ed è strano che non mi abbiano avvertita, te l’ho detto. Di solito, faccio parte dei carnefici... era una soffiata su una probabile Bambina Immortale, Alice. Se la bambina fosse stata davvero una Immortale, sareste state condannati a morte. E Aro si diverte molto a farmi fare il boia.” Spiegò. “Forse volevano evitarmi il dispiacere di ammazzare la mia famiglia, o temevano potessi cambiare fazione e schierarmi con voi... non lo so”, sospirò di nuovo. “E, ti dirò, non voglio saperlo.”
Alice ridacchiò, per poi tornare seria in meno di un secondo. “Se avessi ricevuto gli inviti, saresti venuta al matrimonio?”
Laguna rimase in silenzio, continuando a guardare fuori dal finestrino. Ci sarebbe andata? Sarebbe stata lì, con loro, a guardare Edward finalmente felice?
“No”, rispose, chiudendo gli occhi. “Non sarei venuta, Alice. Forse avrei mandato un regalo orribile, tipo una di quelle lampade antropomorfe, o che ne so, delle lenzuola con dei canguri tristi disegnati sopra, ma non sarei venuta.”
Alice sospirò. “Lo immaginavo. Posso chiederti perché?” chiese Alice, parcheggiando davanti all’albergo.
“Puoi chiedere. Ma io non so rispondere.” Rispose Laguna, scendendo dalla macchina.
“Come fai a non saper rispondere?” insisté Alice, mentre Laguna raggiungeva la scrivania della reception e informava l’addetta del cambio di programma nella sua prenotazione.
“Non lo so, Alice.” Sibilò Laguna, riprendendo a parlare con la receptionist.
Sistemata la questione, con l’intervento provvidenziale di Alice nella forma di qualche foglietto verde con su stampato il volto di qualche presidente che Laguna finse di non vedere, le due raggiunsero la stanza di Laguna, per recuperare i bagagli che Alice aveva avuto tanta voglia di ispezionare poco prima.
“Sei praticamente corsa da noi, vedo”, disse Alice, sedendosi sul letto a gambe incrociate, aprendo una delle valige ancora chiuse. “E ti sei portata dietro questa maglietta orribile!” aggiunse, senza darle il tempo di rispondere, estraendo dalla valigia la maglietta dei Megadeth che aveva sperato mancasse all’appello. Laguna sorrise.
“Sul serio, Alice, davvero vuoi esaminare i miei bagagli? Credevo che venire qui fosse una scusa.”
“Lo è, infatti.” Rispose lei, angelica, continuando a scavare nella valigia.
“E per cosa? Abbiamo già esaminato la questione, giusto tre secondi fa: non sarei venuta al matrimonio di tuo fratello. E non so darti una risposta precisa sul perché.”
“Non era solo per questo. Bella
sa.” La piccola vampira, intanto, continuava il suo esame, storcendo il naso a quasi ogni maglietta che si ritrovava tra le mani.
“Bella...? La moglie di tuo fratello
sa?
Cosa sa, Alice? La tua affermazione è alquanto ambigua. Per quel che ne so, Bella potrebbe sapere qual è l’ingrediente segreto della torta di mele della nonna...” finse di scherzare Laguna, ben sapendo, invece, a cosa si riferisse Alice.
“Non scherzare. Hai capito.” Con uno scatto secco, Alice richiuse la valigia, per niente soddisfatta di quello che vi aveva trovato.
“E quindi, ora hai capito perché avevo deciso di prendere una stanza in albergo. Come pensi che sia possibile tenerci nella stessa casa senza problemi?”
“Pfft! Bella è una pacifista, sta’ tranquilla!” Alice liquidò la questione in maniera piuttosto sbrigativa.
“Lei potrà anche essere una pacifista, ma...”
“Non fasciarti la testa prima di rompertela.” La interruppe Alice.
“Potrebbe spaccarmela lei, Alice. Non è ancora passato un anno dalla sua trasformazione. Tecnicamente, è ancora abbastanza forte da potermi sorprendere.” Ragionò Laguna.
Alice incarcò un sopracciglio. “Sorprendere un ufficiale della Guardia, nonché Addestratore?”
Questa volta, Laguna sorrise. “Alice, avete praticamente spiazzato un esercito, qualche mese fa, a quello che mi hai fatto vedere. E molti di quelli erano dei
miei, per cui...” concluse, con un’alzata di spalle. “Sei proprio sicura che non c’è problema...?”
“Tranquilla! Ora, carichiamo quella tua bella Aston Martin e torniamo a casa.”
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ora potete sparare. E non fate finta di niente, le ho viste le doppiette a canne mozze che nascondete dietro la schiena!
Edited by E.asiuL - 29/10/2012, 13:08